Contenuti
Coltura embrionaria fino allo stadio di morula/blastocisti
Il Centro Clinico San Carlo di Torino è stato tra i primi a sostenere l’efficacia, in casi selezionati, del trasferimento embrionario in 4°/5° giornata allo stadio di morula/blastocisti.
Quando, in passato, la stragrande maggioranza dei centri di procreazione medicalmente assistita (PMA) promuovevano l’embryo-transfer in 2°-3° giornata scartando la possibilità di prolungare la coltura embrionaria, il Prof. Menaldo, supportato da studi scientifici pubblicati e validati, ha portato avanti l’ipotesi che, in alcune situazioni, la coltura lunga a morula/blastocisti fosse la chiave del successo del ciclo di PMA.
Ed in effetti, come riportato da una pubblicazione del Prof. Menaldo del 2010 (COGI Berlino), gli studi condotti nel nostro Centro hanno dimostrato che la coltura embrionale fino allo stadio di blastocisti, in associazione alla fitoterapia andina antiossidante rappresenta una strategia efficace nell’aumentare i tassi di gravidanza in un ciclo di fecondazione assistita in FIVET-ICSI-PICSI.
Il razionale di base della coltura lunga a morula/blastocisti sta nel massimo rispetto della fisiologia umana e nel mimare ciò che avviene in modo spontaneo in natura, dove l’ovocita fertilizzato a livello del tratto distale della tuba percorre per 4-5-6 giorni la salpinge e compie il suo passaggio a morula/blastocisti prima di impiantarsi in utero quando la finestra di recettività endometriale è favorevole.
In un ciclo di fecondazione assistita, gli ovociti prelevati mediante pick-up vengono sottoposti ad inseminazione in vitro (mediante FIVET o ICSI/PICSI). Questo è il “giorno zero” nell’avvio della coltura embrionaria.
È doveroso precisare che è possibile portare avanti una coltura embrionaria regolare grazie alla riproduzione di condizioni colturali il più similari possibile a quelli presenti all’interno del corpo materno: è infatti fondamentale il mantenimento costante di parametri ambientali sensibili, quali temperatura, umidità, tensione di O2 e CO2, per evitare che gli embrioni possano subire stress ossidativi o shock termici letali.
Possiamo schematizzare nel modo seguente le tappe dello sviluppo embrionario fino allo stadio di blastocisti:
-
- Giorno 0: inseminazione ovociti
Fecondazione assistita presso Centro San Carlo Torino
- Giorno 1: fecondazione
Trascorse circa 20 ore dalla inseminazione, si verifica che ogni singolo ovocita sia correttamente fertilizzato. Il segnale dell’avvenuta fecondazione è la presenza di 2 pronuclei all’interno dello zigote e di 2 globuli polari sulla superficie.
- Giorno 2-3: divisione cellulare (segmentazione o clivaggio)
Lo zigote va incontro, nei giorni seguenti, a divisioni cellulari. Le cellule di cui l’embrione si compone saranno progressivamente più piccole di dimensioni (blastomeri) ma più numerose
- Giorno 4: compattazione
L’embrione appare costituito da tante cellule che vanno via via compattandosi a formare la morula
- Giorno 5: Blastocisti
Dalla morula inizia a formarsi una cavità centrale (blastocele) contenente un liquido che sposta le cellule circostanti addossandole alla zona pellucida che circonda l’embrione: la blastocisti.
BLASTOCISTI: quando è indicata la coltura lunga a blastocisti
Grazie alla messa a punto di specifici terreni di coltura e agli studi condotti sulle condizioni ambientali ottimali di coltura, è possibile prolungare la coltura embrionaria fino allo stadio di blastocisti.
Questa è una chance che, in determinati casi, consente di effettuare in laboratorio una selezione degli embrioni più idonei al transfer in utero, con un aumento delle probabilità di evoluzione e impianto e quindi di gravidanza; non tutti gli embrioni prodotti in vitro riescono a dare una gravidanza e quindi il fatto che un embrione riesca a generare una blastocisti di buona qualità biologica è segno di una elevata potenzialità di evoluzione e attecchimento.
Mentre in passato si guardava alla coltura a blastocisti con molti timori, oggi si assiste allo scenario opposto, quasi un obbligo al trasferimento a blastocisti. Questo è un errore, in quanto la coltura a blastocisti non è sempre la soluzione ottimale e non rappresenta maggiori probabilità di successo per tutte le situazioni di infertilità.
È importante chiarire questo aspetto: la blastocisti non è un dogma, non si può stabilire a priori se effettuare l’embryo-transfer in 2°/3° o in 4°-5° giornata.
Si tratta di una decisione che va presa sulla base di numerosi parametri e osservazioni, tra i quali:
-qualità e classificazione dell’endometrio: un endometrio ipermaturo già al giorno del pick-up ovocitario, ad esempio, suggerisce di programmare un embryo-transfer più precoce in 3° giornata, perché si trova nella sua fase di recettività migliore per l’impianto; al contrario, un endometrio immaturo o non sufficientemente spesso, fa decidere per una coltura embrionaria prolungata fino allo stadio di blastocisti
–pregressi fallimenti di fecondazione in vitro: in pazienti che hanno già affrontato delle PMA infruttuose, vanno analizzati tutta una serie di dati, tra i quali scratching e analisi dei linfociti natural killer ed evoluzione della coltura cellulare. Non è infrequente nella nostra esperienza che blastocisti di ottima qualità biologica (grado 1) non abbiano dato gravidanza e invece, nel tentativo successivo, un embrione in 3°/4° giornata si sia impiantato con successo. Viceversa, in alcuni casi il prolungamento della coltura fino a blastocisti è stato decisivo nell’ottenimento della tanto sperata gravidanza
-poliabortività: come accennato in precedenza, la coltura a blastocisti è anche un metodo per selezionare naturalmente gli embrioni. A titolo esemplificativo, un embrione portatore di eventuali alterazioni e aneuploidie più probabilmente arresterà la sua crescita ad uno stadio di sviluppo precoce e quindi non arriverà a dare una blastocisti: se si fosse programmato un transfer in 2°/3° giornata avrebbe potuto impiantarsi e dare aborto spontaneo nelle prime settimane di gestazione.
Specialmente nelle pazienti che producono un numero di ovociti soddisfacente, prolungare la coltura a blastocisti si rivela spesso la scelta ideale: solo gli embrioni evolutivi che arrivano a blastocisti vengono trasferiti.
Coltura della Blastocisti: la crioconservazione
Ottenute delle blastocisti in coltura, si può procedere all’embryo-transfer e/o alla crioconservazione. La normativa vigente consente la crioconservazione, oltre che dei gameti (ovociti e liquido seminale), anche degli embrioni.
Si decide di congelare blastocisti in due casi:
-quando si ottengono 3 o più blastocisti e quindi una o al massimo 2 vengono trasferite e quelle soprannumerarie vengono crioconservate mediante vitrificazione. La decisione di non trasferire più di 2 blastocisti risiede nell’intento di evitare gravidanze plurime: poiché le blastocisti hanno una elevata capacità di attecchimento, trasferendone più di 2 in utero esiste una probabilità di ottenere gravidanze gemellari o trigemine, con una gravidanza maggiormente a rischio. Ci sono anche casi in cui, per diverse ragioni, la coppia decide di voler trasferire 1 singola blastocisti, quindi tutte le restanti evolutive vengono congelate per eventuali successivi scongelamenti ed embryo-transfer
-quando non è possibile effettuare il transfer: nelle pazienti ad alto rischio di iperstimolazione ovarica, ad esempio, si tende a crioconservare le blastocisti ottenute dalla coltura embrionaria e a differire l’embryo-transfer in un ciclo successivo, in modo da consentire all’endometrio di trovarsi nelle condizioni migliori per accogliere l’impianto.
Coltura della Blastocisti: i risultati
Dai dati disponibili in letteratura e dalla nostra esperienza diretta, emerge che, quando indicato dalla situazione clinica, un transfer di blastocisti di buona qualità biologica aumenta considerevolmente il tasso di impianto e quindi di gravidanza superiore al 50% per tentativo.
I risultati del Centro Clinico San Carlo di Torino, presentati in congressi internazionali e annualmente all’Istituto Superiore di Sanità, dimostrano che la personalizzazione delle strategie terapeutiche, inclusa la valutazione della possibilità di ricorrere ad una coltura embrionaria a blastocisti, è una delle ragioni dei tanti successi avuti negli anni.